come per miracolo da una tasca interna della sua giacca leggera.
Romani la apre.
Marcantonio lo guarda tranquillo, sicuro del suo lavoro.
Romani è compiaciuto, poi se ne accorge: "Ehm, un po' più
chiaro il logo e poi... Via tutti questi ghirigori, queste frecce
qui...
Tutto più leggero! ".
Romani si allontana con la cartellina sotto il braccio.
"Vuole sempre dire la sua, lo fa sentire più sicuro. E noi stiamo
al gioco."
Si accende un'altra sigaretta. Poi si rilassa, si lascia andare
sulla
sedia e tira fuori dalla tasca un'altra cartellina. La apre. "Et
voilà. "
C'è lo stesso disegno col logo più chiaro e senza le frecce
proprio
come aveva chiesto Romani.
"Hai visto? Già fatto! "
Poi si stira guardandosi in giro. "È fantastico qui, non trovi,
assistente?
Guarda i colori, le donne... guarda quella!"
Indica una bionda dai capelli corti, corpo muscoloso e sicuro.
Sedere alto che si perde sotto una gonna stretta, il naso un po'
troppo
grande a confronto di due labbra che raccontano il peggio
ipotizzandone un piacevole impiego.
"L'ho conosciuta in maniera profonda. Fa parte del giro, sai..."
"Cioè?"
"Il giro... quello del nostro lavoro, donne di immagine" tira una
boccata ridendo. "Hai visto le labbra? Mi ha prosciugato!"
Ne conferma il piacevole impiego. "Cioè? Vuoi dire che sono
tutte così?"
"Non sono tutte così. Sono di più, sono bellissime. Le vedrai,
le vedrai. Sono vere. Sono donne fantastiche, nascoste tra vestiti
colorati, ballerine, vallette, comparse. Ridono, si accendono come
niente, come piccole bombette dalla miccia corta. E dietro quei
seni,
stretti da corpetti impossibili, quei sederi sodi, strozzati da
costumi
minuscoli, ci sono le loro storie. Tristi, allegre, assurde. Sono
ragazze che ancora studiano, che hanno già un figlio e non più
un marito, che non hanno mai studiato, che stanno per sposarsi o
separarsi, che non si sposeranno mai o che ancora sognano di
farlo.
Tutte lì raccolte con un'unica cosa in comune: apparire nella
magica scatola. Apparire..."
"Be', ti piacciono eccome se riesci a raccontarle così. Sembri
un poeta."
"Io sono Marcantonio e vengo dal Nord, oltre Milano, dal Veneto
più ricco. E non ho più un soldo. Mi è rimasto il sangue nobile
e la voglia di amarle tutte, in questo sarò sempre ricco. Le devi
vedere... E le vedrai, giusto?"
"Penso di sì."
"No, è sì. Sei il mio assistente o no? E allora ti divertirai un
mondo!"
Mi dà una pacca sulla spalla alzandosi. "Be', ti saluto."
Prende sigarette e accendino e se li mette in tasca. Poi sorride
e alza il sopracciglio. Va verso la ragazza dai capelli corti
biondi e
le gira intorno. Rimango per un po' a guardarlo. Fa un altro giro
intorno alla ragazza, poi si ferma e si pianta di fronte a lei con
le
mani nelle tasche della giacca. Comincia a parlare, tranquillo,
sicuro,
sorridente. Lei lo ascolta incuriosita, poi comincia a ridere.
Lei scuote la testa. Lui le fa un cenno, lei ci pensa un attimo,
poi
sembra optare per il sì e si incammina per entrare da Vanni.
Marcantonio
mi guarda, sorride e mi fa l'occhiolino. Poi la raggiunge.
Le mette una mano dietro la schiena per "aiutarla" a entrare nel
bar. Lei si lascia guidare e scompaiono dalla mia vista.
Capitolo 17.
Volume al massimo. "What if there was no light, nothing wrong,
nothing right, what if there was no time..." La voce di Chris
Martin dei Coldplay riempie la stanza. Forse per coprire un altro
suono. Quello cupo e continuo che ora sta sentendo dentro come
un pungolo, un richiamo che non smette di tormentarla man mano
che passano le ore.
"Daniela, che sei sorda? Vuoi abbassare per favore? O lo fai
perché anche Fiore dal cancello impari la canzone?"
Per un attimo l'immagine di Fiore che canta in inglese-romanesco
mentre pota le piante la distrae e la fa sorridere. Per un attimo.
Perché poi quel dubbio, il suo dubbio, torna a parlare, a
chiamarla.
Sì, mamma, magari fossi sorda, magari non sentissi più quella
voce che continua a dirmi l'unica verità che non voglio sentire.
Anzi, è meglio alzare un altro po', è meglio cantare con Chris
quelle
parole che ora sembrano così vere, così adatte... Daniela inizia a
tradurle mentalmente. Cosa accadrebbe se non ci fosse luce, niente
di sbagliato, niente di giusto, cosa accadrebbe se non ci fosse
tempo... Già. Se non ci fosse tempo. Se non ce ne fosse più.
Basta.
Bisogna fare qualcosa, bisogna chiarire una volta per tutte.
"Pronto, Giuli? Ti disturbo? Che fai?"
"Ciao! No tranquilla, anzi ti pensavo!"
"Pensavi a me? Be', credevo fossi messa meglio! "
"Brava eh, vedo che la simpatia dilaga. Vuoi sapere perché?"
"Dimmi."
"Stavo scaricando dal telefonino sul computer le foto che ho
scattato alla festa. Sono fichissime! Sono venute bene anche se
non
c'era tanta luce. Ci sei anche tu mentre balli e fai la scema! "
"Davvero?! Non mi sono accorta che mi fotografavi."
"E ti credo, eri completamente fuori! Ci sei tu con Brandelli,
poi tu con due pazzi scatenati che ti saltavano intorno, poi
ancora
tu che gridi non so cosa a chi... poi basta perché a un certo
punto
sei sparita! Non ti ho vista più! Ma dove cavolo eri, eh? Ora mi
devi
raccontare tutto quello che non ho potuto fotografare!..."
"Già! E stata una festa forte, vero? Mi sono divertita un sacco!
E finalmente ce l'ho fatta! Visto? Chicco è stato proprio carino,
e
tu che ne parli sempre male... Ma a che ora sono sparita di là con
lui?" Giuli non ci fa caso. Perché dovrebbe? La voce di Daniela
sta
tremando un po' mentre lo chiede, nel tentativo di sembrare il più
sicura e naturale possibile. "Sì, insomma, quanto sono stata di là
con lui? Tu eri lucida, c'avrai fatto caso, no?! Dopo quanto tempo
sono tornata da te e siamo andate via?"
"Cavolo, ma davvero non ti ricordi proprio nulla?! L'ecstasy a
te fa proprio uno strano effetto! Con lui non lo so, perché
sinceramente
Brandelli l'ho visto seduto su un divanetto che parlava con
delle tizie, ma tu non c'eri già più. Forse siete spariti prima
insieme.
Da me sei tornata almeno dopo un paio d'ore. Quindi penso
che vi siate divertiti! Dai, mi racconti? Com'era lui? Com'è
stato?
Ti è piaciuto?"
"È stato diverso da come credevo, ma in fondo come fai a
immaginare
per filo e per segno una cosa che non hai mai provato?
Finché non ti ci ritrovi... dai, ti racconto tutto la prossima
volta che
ci vediamo. Tutto... quel poco che mi ricordo! Come faccio ora al
telefono? Lo sai che qui mi sentono. Se passa mamma è la fine.
Anche
se tengo lo stereo alto, quella c'ha le orecchie di un indiano.
Dai, vengo a trovarti presto. Ora devo andare."
"Va bene, scappi sempre sul più bello. Ti aspetto, donna navigata!
Mandami un sms prima, così mi faccio trovare in casa. E chi
se lo perde il racconto della prima volta della piccola Gervasi?!
"
Magari, Giuli, magari fossi scappata sul più bello. Almeno ora
dentro sentirei solo i Coldplay, invece di questo dubbio che non
mi lascia in pace.
"Ok, ciao."
Niente. Il dubbio è ancora lì. Sottile come un velo che nasconde
la verità. Pesante come un macigno che schiaccia la serenità.
"You don't have to be alone, you don't have to be on your
own..." Le tracce scorrono. "A message"... "Non devi essere sola,
non devi startene per conto tuo..." Già, Chris, perché non vieni
qui
tu, a darmi il messaggio che aspetto, la notizia che non so? Il
volume
è sempre alto. Raffaella si è arresa. E Fiore, forse, sta
imparando
l'inglese. Le parole che escono dal lettore continuano a colpire
nel segno. Ma non c'è da stupirsi: l'anima sa sempre scegliersi la
colonna sonora migliore. E le canzoni non arrivano mai a caso.
Come
la verità, del resto.
"Pronto, Chicco? Disturbo?"
"Ciao piccolina, come stai? Forte l'altra sera, eh? Che festa!
Stasera? Vengo a prenderti, ci beviamo un caffè?"
"Be', vediamo, dai! Sì, davvero bella la serata, mi sono divertita
da matti, non credevo! E tu sei stato carinissimo! Davvero
dolce..."
"Ho visto, ti sei sballata di brutto! Carino, dolce, dici? Ma non
ho fatto nulla! Anzi, avrei potuto anche esserlo di più se non
sparivi
come hai fatto! Ti ho persa quasi subito e non ti ho più rivista.
Ma dove sei finita? C'era un bel lento, E... di Vasco. Lo volevo
ballare
con te. Dov'eri? Poi volevo riaccompagnarti a casa, ma a quel
punto tu e Giuli non c'eravate già più! Perché?"
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