"Cristina Gianetti."
"Eh. Non si è messo poi con la sorella più piccola, quando l'ha
conosciuta?"
"E grazie, la prima è una suora patentata, l'altra dicono che fa
dei numeri che in confronto Eva Henger è noiosa! "
"Be', a me Brandelli mi piace un casino e poi te l'ho già detto,
tra quattro giorni è il mio compleanno e ormai ho deciso."
"Ancora con questa storia? Guarda che non è che a diciott'anni
scadi! Tu ti sei fissata. Anche se la tua prima volta ce l'hai fra
due
anni, ma che ti frega?"
"Due anni? Ma che sei matta? E quando recupero? Ma come,
ora che ho preso coraggio, tu mi sfondi così? E poi scusa, tu
quando
l'hai fatto?"
"Sedici."
"Vedi e ti credo che parli come ti pare."
"Ma che c'entra, io con Luigi ci stavo già da due anni."
"Senti, non rompere. A me Chicco Brandelli mi piace un casino
e io stasera ho deciso che lo faccio con lui. Cavoli e fai l'amica
per una volta ! ! "
"Ma infatti, è proprio perché ti sono amica."
Dani si gira e lo vede da lontano.
"Dai basta, basta. Eccolo che arriva. Dai, adesso entriamo e
non ne parliamo più."
"Ciao Giuli." Chicco Brandelli la saluta con un bacio sulla
guancia. "Come stai bene, è una cifra che non ti vedevo. Stai
proprio
un fiore... Allora? Sono stato bravo a trovare i biglietti per
questa serata? Siete contente, bambole? Dai, andiamo dentro."
Chicco Brandelli prende per mano Daniela e va verso l'entrata.
Alle sue spalle Giuli incrocia lo sguardo di Daniela e fa il verso
a Brandelli mimandolo... "bambole". Poi fa una smorfia di schifo
come a dire "mamma, ma è terribile". Daniela da dietro, senza
farsi
vedere, prova a tirarle un calcio. Giuli si sposta ridendo. Chicco
tira di nuovo a sé Daniela.
"Ma che fate? Dai, state buone, state sempre a giocare. Adesso
entriamo." Si avvicina ai quattro buttafuori, dei tipi enormi, di
colore, dai capelli rasati e rigorosamente vestiti di nero. Il
tipo controlla
i biglietti. Poi annuisce vedendo che è tutto a posto. Sposta
una corda dorata facendoli passare. La piccola comitiva entra,
seguita
da altri ragazzi appena arrivati.
Capitolo 10.
Poco più tardi o forse molto più tardi. Quando ci si addormenta
su un letto non si sa più che ora è. Mi sveglio, è li accanto. I
capelli
sciolti le sprofondano tra le pieghe del cuscino, lì dove la sua
bocca
imbronciata cerca respiro. Mi comincio a vestire in silenzio.
Mentre
mi infilo la camicia Eva si sveglia. Allunga veloce la mano vicino
a lei.
Vede che non ci sono. Poi si gira. Sorride trovandomi ancora lì.
"Vai via?"
"Sì, devo andare a casa."
"Mi è piaciuto molto il cocomero."
"Anche a me."
"Sai qual è una cosa che mi è piaciuta moltissimo?"
Mi ricordo tutte quelle che abbiamo fatto e mi sembrano tutte
perfettamente belle. E poi perché sbilanciarsi?
"No, qual è?"
"Che non mi hai chiesto come sono stata."
Rimango zitto.
"Sai, è una cosa che tutti mi chiedono sempre e mi sembra così...
stupida, non so come dire."
Tutti. Tutti chi? vorrei dire. Ma non è poi così importante.
Quando
fai solo sesso non cerchi ragioni. È quando non fai solo quello
che cerchi tutto il resto.
"Non te l'ho chiesto perché so che sei stata bene."
"Cretino! " Me lo dice con troppo amore. Mi preoccupo. Si avvicina
e mi stringe le gambe, baciandomi subito dopo la schiena.
"Perché, come sei stata?"
"Benissimo."
"Hai visto?"
Lei rincara: "Di più".
"Lo so" e le do un bacio veloce sulle labbra, poi infilo la porta.
"Ti volevo dire che rimango ancora qualche giorno..."
Donna leggermente dispiaciuta.
"Per fare shopping?"
"Sì..." Sorride ancora un po' intontita di piacere. "Anche..."
Non le do il tempo di aggiungere altro.
"Chiamami, il mio numero ce l'hai" poi esco in fretta. Rallento
giù per le scale. Di nuovo solo. Mi infilo il giubbotto e tiro
fuori
una sigaretta dalla tasca. Faccio il punto della situazione. Sono
le tre e mezzo. Nella hall il portiere è cambiato. È uno più
giovane.
Sonnecchia appoggiato alla sedia. Esco per strada e accendo la
moto. Ho ancora addosso il profumo del cocomero e di tutto il
resto.
Peccato. Avrei voluto ringraziare il portiere che c'era prima.
Che ne so, lasciargli una mancia o ridere con lui, fumarmi una
sigaretta.
Magari gli avrei raccontato qualcosa, quelle solite cazzate
che si raccontano su quello che si è combinato. Chissà, nel
passato
l'avrà fatto anche lui con qualche amico. Non c'è niente di più
divertente che raccontare i dettagli a un amico. Soprattutto se
lei
non ha preso il nostro cuore. Non come allora. Lei. Di lei non ho
mai raccontato nulla a nessuno, nemmeno a Pollo. Ma è un attimo.
Niente, non c'è niente da fare. Quando fai solo del sesso, l'amore
di un tempo ti viene a cercare. Ti trova subito. Non bussa alla
porta.
Entra così, all'improvviso, maleducato e bello come solo lui può
essere. E in un attimo infatti sono di nuovo perso in quel colore,
nell'azzurro dei suoi occhi. Babi. Quel giorno.
"Dai muoviti, ma quanto ci metti."
Sabaudia. Lungomare. La moto è ferma sotto un pino, vicino
alle dune.
"Allora? Step, non ho capito. Ma tu lo vuoi o no il gelato?"
Sono piegato, sto chiudendo la moto con la catena.
"Ma come non hai capito, ma guarda che sei forte. Ti ho detto
di no, Babi, grazie no."
"Ma sì che lo vuoi, lo so."
Babi, dolce testarda.
"Ma allora scusa, perché me lo chiedi? Ma poi ti pare, Babi,
che se lo volessi non me lo prenderei? Non costa niente."
"Ecco, vedi come sei... Pensi subito al denaro, sei venale."
"Ma no, lo dicevo nel senso che il ghiacciolo costa poco. Che
ti frega Babi, uno lo prende lo stesso e al massimo lo butta. "
Babi si avvicina con due ghiaccioli in mano.
"E infatti ne ho presi due. Tieni, uno per me all'arancia e uno
per te alla menta. "
"Ma a me non mi piace per niente alla menta."
"Ma scusa prima non lo volevi per niente e ora ti lamenti pure
per il gusto! Ma guarda che sei forte. E poi comunque vedrai che
ti piacerà."
"Ma lo saprò o no se una cosa mi piace! "
"Adesso fai così perché ti sei impuntato. Dai, ti conosco bene."
Prima scarta il mio e comincia a leccarlo. Poi me lo passa dopo
averlo assaggiato.
"Uhmm... Il tuo è buonissimo."
"E allora prendi il mio! "
"No, ora mi va quello all'arancia."
E lecca il suo ghiacciolo, guardandomi, ridendo. E poi diventa
spinta, perché il ghiacciolo si scioglie velocemente e se lo mette
tutto
in bocca. E ride. E poi vuole assaggiare per forza di nuovo il
mio.
"Dai, dammi un po' del tuo" e lo dice apposta, ridendo, e si
struscia,
e siamo poggiati sulla moto, e allargo le gambe, e lei ci si
infila
dentro, e ci baciamo. I ghiaccioli cominciano a sciogliersi, lungo
il
palmo delle mani giù per il braccio. E ogni tanto andiamo con la
lingua
a raccogliere un po' d'arancia, un po' di menta. Sulle mani, tra
le dita, lungo i polsi, lungo l'avambraccio. Morbida. Dolce.
Sembra
una bambina. Ha un pareo lungo, celeste chiaro, coi disegni più
scuri.
Lo tiene avvolto in vita. Ha i sandali azzurri e sopra solo un due
pezzi, azzurro pure quello, e una collana lunga con delle
conchiglie
bianche, arrotondate, alcune più piccole, altre più grandi. Si
perdono
e ballano tra i suoi seni caldi. Mi bacia sul collo.
"Ahia! " Mi ha poggiato apposta il ghiacciolo sulla pancia.
"Piccolino mio, ahia..." Mi fa il verso. "Ma che, ti ho fatto
male?
Hai freddo?"
Irrigidisco i muscoli e lei si diverte ancora di più. Fa scivolare
il
ghiacciolo sui miei addominali, uno dopo l'altro. Ma io mi
vendico.
"Ahi."
"Ecco, tieni un po' di menta sui tuoi fianchi." E continuiamo
così, a pennellarci di arancia e menta sulla schiena, dietro il
collo,
sulla gamba e poi tra i suoi seni. Il ghiacciolo si spezza. Un
pezzo
s'infila dentro il bordo del costume.
"Ahia, ma che sei cretino, è gelato! "
"E certo che è gelato, è un ghiacciolo! "
E ridiamo. Persi in un bacio freddo sotto il sole caldo. E nelle
nostre bocche arancia e menta si trovano mentre noi naufraghiamo.
"Dai, Babi, vieni con me."
"Ma dove?"
"Vieni..."
Guardo a destra e a sinistra, poi attraverso la strada velocemente
tirandola via con me e lei corre, quasi inciampa, strappando
i sandali all'asfalto caldo. Lasciamo il mare, la strada, per
salire
su, tra le dune. E correre ancora verso l'interno. Poi, poco
lontani
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